Quando potrai andare in pensione?
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La risposta è semplice: dipende dall’età che hai, da quando hai iniziato a lavorare e da eventuali interruzioni lavorative o riscatti. Ma anche da quanto crescerà la speranza di vita nei prossimi anni.
Le regole si differenziano ulteriormente a seconda che si sia iniziato a lavorare prima o dopo il 1996. Per chi infatti non aveva anzianità contributiva al 31 dicembre 1995, le regole stabiliscono che il momento della pensione è legato anche alle proprie retribuzioni e al proprio percorso lavorativo: più contributi sono stati versati, maggiore è la probabilità di poter anticipare il momento della pensione. Un aspetto poco noto, ma decisamente importante.
Ma i requisiti non sono fissi per sempre: per mantenere il sistema pensionistico in equilibrio, se – come sta accadendo – aumenta la speranza di vita media, anche i requisiti pensionistici sono destinati ad aumentare. Periodicamente infatti l’età ed i contributi necessari per accedere alla pensione vengono automaticamente elevati a seconda di quanto è cresciuta l’aspettativa di vita media. Il risultato è che la data di pensionamento può solo essere stimata, e non calcolata. Maggiore è il tempo che ci manca alla pensione, maggiore sarà la variabilità della stima. All’avvicinarsi del traguardo, la variabilità andrà via via riducendosi. Ecco perché è importante monitorare nel tempo la propria posizione pensionistica.
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Le tipologie di pensione oggi in vigore per chi ha iniziato a lavorare prima del 1996 sono due: una basata principalmente sul requisito anagrafico, chiamata “pensione di vecchiaia”, ed una basata sull’anzianità contributiva, chiamata “pensione anticipata”. Il box sottostante riepiloga queste tipologie. Nel quadriennio 2023-2024-2025-2026 si può andare in pensione di vecchiaia al raggiungimento dei 67 anni di età, con almeno 20 anni di contribuzione. Oppure andare in pensione anticipata, indipendentemente dall’età, con 41 anni e 10 mesi di anzianità contributiva se lavoratrice donna, oppure con 42 anni e 10 mesi se lavoratore uomo.
Il segno “+” in tabella indica che i requisiti non sono fissi, ma che ogni due anni, gli stessi aumenteranno seguendo l’incremento della speranza di vita media in Italia. Con la riforma del 2019 si è deciso di bloccare fino al 2026 l’incremento dei requisiti per la pensione anticipata: quattro incrementi in meno (dal 2019 al 2025). Se ad esempio ipotizziamo che i quattro incrementi sarebbero stati di 3 mesi, il guadagno sul momento della pensione sarebbe di 12 mesi.
A parziale compensazione di questo beneficio sono però state reintrodotte le finestre: tra il momento di maturazione del requisito e l’inizio della decorrenza della pensione anticipata dovranno infatti trascorrere tre mesi.
Altri requisiti, come Quota 103 e Opzione Donna sono temporanei e saranno approfonditi nelle sezioni dedicate.
Pensione di Vecchiaia | Pensione Anticipata | |
---|---|---|
Età | 67+ | Non rilevante |
Contributi | 20 anni | Donne: 41 anni e 10 mesi (+) Uomini: 42 anni e 10 mesi (+) |
Note | Incrementi bloccati fino al 2026 |
Per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996 ci sono delle importanti differenze rispetto alle tipologie di pensione accessibili a chi ha iniziato prima del 1996.
L’unica tipologia identica è quella relativa alla pensione anticipata, che prevede un requisito contributivo pari a 41 anni e 10 mesi per le lavoratrici donne e 42 anni e 10 mesi per i lavoratori uomini: tale requisito dal 2027 ricomincerà a crescere in parallelo all’aumento della speranza di vita.
Le differenze risiedono invece in un principio, che in sostanza stabilisce che più si versano contributi, prima si potrà andare in pensione. Un meccanismo poco noto, ma sempre più importante alla luce delle recenti novità: dal 2024 sono cambiate le soglie da rispettare. In sostanza, per un lavoratore che ha iniziato a lavorare dal 1996 in poi, c’è il normale requisito anagrafico, pari oggi a 67 anni, ma sarà possibile beneficiarne solo se si avrà una pensione mensile lorda di almeno 538,69 €, pari al valore dell’assegno sociale. Se la pensione basata sui contributi versati dovesse invece essere inferiore, magari perché si è lavorato per pochi anni o perché si sono percepiti redditi bassi e discontinui, sarà necessario aspettare il raggiungimento di 71 anni di età con almeno 5 di contribuzione minima. Ecco un forte motivo per acquisire consapevolezza sulla propria pensione: la misura dell’assegno pensionistico potrebbe influire sul tempo di entrata in pensione.
Ma c’è una buona notizia per chi invece potrà beneficiare di una pensione pari a 1.616,07 € lordi al mese, superiore a 3 volte l’assegno sociale (la soglia salirà a 3,2 dal 2030; oggi è invece pari a 2,8 volte l'assegno sociale per donne con un figlio, e 2,6 per donne con due figli): in questo caso, avendo 20 anni di contribuzione, si potrà anticipare la pensione di tre anni, a 64 anni di età. Le regole prevedono dunque un vantaggio, in termini di tempo, per chi ha avuto un percorso lavorativo lungo, continuo e con buone retribuzioni: quello di poter andare in pensione tre anni prima. Una possibilità importante, che deve essere attentamente considerata all’interno delle proprie strategie previdenziali, anche per via di due novità che caratterizzano la misura dal 2024. Come prima cosa, la pensione scatta dopo una finestra di 3 mesi dalla maturazione dei requisiti; in secondo luogo, l’assegno pensionistico è soggetto ad un tetto pari a 5 volte il trattamento minimo INPS, fino al requisito di vecchiaia: nel 2025 il tetto è di poco superiore a 3.000 €.
Dal 2025 è poi in vigore una novità rilevante, che fa sì che anche i versamenti in previdenza complementare possono aiutare, in certi casi, ad anticipare il momento della pensione. Per valutare il raggiungimento della soglia di pensione limite del requisito di pensione anticipata contributiva è infatti possibile considerare la somma degli assegni pensionistici pubblici e complementari cui si avrà diritto. In questo caso, gli anni necessari di contribuzione sono 25, e saliranno a 30 a partire dal 2030.
In sintesi, a seconda del valore della pensione, con la normativa attuale chi ha iniziato a contribuire dal 1996 in poi potrebbe veder variare l’età minima necessaria per poter andare in pensione tra i 64 ed i 71 anni.
Per tutte e tre le età considerate (64, 67 e 71 anni) e, dal 2024, al requisito contributivo relativo alla pensione anticipata contributiva, sarà applicato l’adeguamento progressivo nel tempo all’aumento della speranza di vita evidenziato dal simbolo “+” in tabella.
Pensione Anticipata contributiva | Pensione di Vecchiaia | Pensione di Vecchiaia contributiva | Pensione Anticipata | |
---|---|---|---|---|
Età | 64+ | 67+ | 71+ | Non rilevante |
Contributi | 20 anni + 25 anni se si considera la previdenza complementare |
20 anni | 5 anni | Donne: 41 anni e 10 mesi (+) Uomini: 42 anni e 10 mesi (+) |
Note | Se importo pensione superiore a 3 volte l’assegno sociale | Se importo pensione compreso tra 1 e 3 volte l’assegno sociale | Se importo pensione inferiore al valore dell’assegno sociale | Incrementi bloccati fino al 2026 |
Nel biennio 2024-2025 sarà possibile anche riscattare a fini pensionistici anni non coperti da contribuzione, ad esempio a causa di un periodo di disoccupazione, oppure considerando anni non riscattabili tramite il riscatto di laurea perché fuori corso. Questo può essere utile per aumentare i propri anni di contributi, ad esempio, per avere accesso ad un requisito pensionistico altrimenti non raggiungibile nell’immediato. Si tratta della “pace contributiva”, un istituto già presente dal 2019 al 2021.
La norma è rivolta soltanto a chi ha iniziato a lavorare dal 1° gennaio 1996, ed è quindi interamente all’interno del regime contributivo. Il periodo massimo riscattabile è di 5 anni, anche non consecutivi, rateizzabili in 12 anni senza interessi, mentre il costo del riscatto di un anno si calcola applicando il sistema contributivo all’imponibile dei 12 mesi precedenti, applicando la propria aliquota contributiva; l’importo contribuisce a costruire il montante contributivo ed è deducibile dal reddito.
Per i lavoratori dipendenti, l’onere del riscatto può essere sostenuto direttamente dal datore di lavoro, tramite il versamento dei premi produzione del lavoratore: in questo caso, il contributo è deducibile dal reddito d’impresa. Possono essere riscattati solo i periodi successivi al 31 dicembre 1995 (in caso di acquisizione di anzianità precedente il 1° gennaio 1996, il riscatto verrà annullato d’ufficio e i contributi restituiti) e precedenti al 1° gennaio 2024.
Il momento della nostra pensione dipende dunque dall’aumento della longevità media: ma di quanto potrà crescere? E di quanto è cresciuta fino ad oggi? I requisiti vengono aggiornati ogni due anni, come indicato nella tabella seguente; il prossimo aggiornamento potrà avvenire nel 2027 per la pensione di vecchiaia anticipata. Tra parentesi è indicato l’aumento che è stato o che sarà applicato. Ma di quanto potrà crescere in futuro? I dati ISTAT (Previsioni della popolazione ISTAT 2023-2080) stimano una crescita biennale compresa tra circa 1 mese (scenario basso per i prossimi 40 anni) e 3 mesi (dati storici dal 1971 ad oggi). Più crescerà la speranza di vita, maggiore sarà l’incremento dei requisiti. Le tabelle sottostanti (Elaborazioni Progetica giugno 2025 su dati ISTAT storici e previsioni giugno 2025 su dati ISTAT storici e previsioni 2023-2080 ISTAT basso = 10° percentile) mostrano la variabilità dei requisiti base nei diversi scenari ISTAT ipotizzati. Come si può vedere, maggiore è la distanza dal momento della pensione, maggiore è la variabilità del requisito.
Anno | Pensione di vecchiaia | Pensione anticipata |
---|---|---|
2016 | SI (4 mesi) | SI (4 mesi) |
2019 | SI (5 mesi) | - |
2021 | SI (0 mesi) | - |
2023 | SI (0 mesi) | - |
2025 | SI (0 mesi) | - |
2027 | SI | SI |
2029 | SI | SI |
... | SI | SI |
Pensione di vecchiaia (età) | Pensione anticipata uomini (contributi) | Pensione anticipata donne (contributi) | ||||
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Anno | ISTAT basso | ISTAT sorico | ISTAT basso | ISTAT storico | ISTAT basso | ISTAT storico |
2025 | 67 anni e 0 mesi | 67 anni e 0 mesi | 42 anni e 10 mesi | 42 anni e 10 mesi | 41 anni e 10 mesi | 41 anni e 10 mesi |
2035 | 67 anni e 2 mesi | 68 anni e 3 mesi | 43 anni | 44 anni e 1 mese | 42 anni | 43 anni e 1 mese |
2045 | 67 anni e 7 mesi | 69 anni e 6 mesi | 43 anni e 6 mesi | 44 anni e 4 mesi | 42 anni e 6 mesi | 44 anni e 4 mesi |
2055 | 68 anni e 1 mese | 70 anni e 9 mesi | 44 anni e 11 mesi | 46 anni e 7 mesi | 43 anni e 11 mesi | 45 anni e 7 mesi |
2065 | 68 anni e 5 mesi | 72 anni | 44 anni e 2 mesi | 47 anni e 10 mesi | 43 anni e 2 mesi | 46 anni e 10 mesi |
Link Utili
- INPS - La Mia Pensione futura
- INPS - La pensione di vecchiaia (contributiva e non)
- INPS - La pensione anticipata (contributiva e non)
- INPS - I sistemi di calcolo della pensione
- INPS - Lavoratori precoci
- COVIP - Guida alla previdenza complementare
- INPS - Lavori usuranti
- COVIP - Rendimenti della previdenza complementare
- INPS - Regole per il riscatto laurea
- COVIP - Costi della previdenza complementare
- INPS - Simulatore riscatto laurea
- ISTAT - Speranza di vita
- INPS - Regole per Quota 100
- ISTAT - Il portale su lavoro e retribuzioni
- INPS - Regole per Opzione Donna
- Simulatore previdenziale
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