
Prima si va in pensione, minori sono i contributi versati e maggiore è l’attesa di vita. Il risultato è che, mediamente, prima si smette di lavorare, minore sarà l’importo dell’assegno pensionistico.
Per chi ha iniziato a lavorare dal 1996 in poi, l’intera pensione sarà calcolata sui contributi versati. Per chi ha iniziato a lavorare prima del 1978 sarà calcolata sui contributi versati solo per gli anni dal 2012, mentre per chi ha iniziato a lavorare entro il 1995 sarà calcolata sui contributi versati solo dal 1996. Negli ultimi due casi la restante parte è invece di tipo retributivo, basata sulla media delle ultime retribuzioni.
La nostra pensione dipende dal nostro percorso lavorativo passato e futuro: maggiori saranno i redditi, maggiori saranno i contributi versati e maggiori saranno le pensioni. In caso di interruzioni, part-time o lavori stagionali, la pensione sarà ridotta.
La nostra pensione dipende anche dall’andamento dell’economia italiana: i contributi che versiamo vengono infatti ogni anno rivalutati per la media del Prodotto Interno Lordo (PIL) dei cinque anni precedenti. Se l’economia cresce, cresceranno anche le nostre pensioni; se siamo in una fase di crescita economica debole avremo invece delle pensioni più basse.
La pensione dipende infine dall’aumento della speranza di vita: più a lungo vivremo, maggiore sarà il tempo per il quale dovranno essere usati i contributi che abbiamo versato, e quindi l’importo dell’assegno sarà più basso.
Considerando tutti questi elementi, è evidente che l’importo della pensione non può che essere solo stimato, e non calcolato puntualmente. Maggiore è il tempo che ci manca alla pensione, maggiore sarà la variabilità di tale stima. All’avvicinarsi del traguardo, la variabilità andrà via via riducendosi. Ecco perché è importante monitorare nel tempo la propria posizione pensionistica.