Per poter smettere di lavorare prima esistono alcuni strumenti previsti dalla legge. Di seguito vengono elencati i principali, con le relative caratteristiche salienti. Qualora si fosse interessati ad approfondire si suggerisce di visitare il sito dell’INPS.
Ci sono alcune possibilità, previste per tutti i lavoratori, delle quali parleremo nelle sezioni dedicate su questo sito. Si tratta di:
- quota 102, dedicata a chi compirà almeno 64 anni di età con 38 di contribuzione entro il 31/12/2021
- opzione Donna, dedicata a chi ha almeno 59 anni se dipendente o 60 anni se autonoma, con 35 anni di contribuzione
- riscatto di laurea
Ci sono poi una serie di agevolazioni legate all’appartenenza a particolari situazioni o categorie. Parliamo dei lavoratori precoci che hanno iniziato a lavorare prima del 1996, con più di 12 mesi di contribuzione prima del compimento dei 19 anni possono andare in pensione con 41 anni di contribuzione. Si tratta di una misura rivolta a disoccupati, invalidi, assistenti persone con disabilità, appartenenti alle cosiddette mansioni gravose (ad esempio operai dell’industria estrattiva e dell’edilizia, conduttori di mezzi pesanti, convogli ferroviari e personale viaggiante, infermieri e ostetrici con lavoro organizzato in turni, insegnanti della scuola dell’infanzia e del nido, facchini, operatori ecologici e altri raccoglitori e separatori di rifiuti, etc). Altre agevolazioni sono previste per i lavori usuranti e per lavoratori con disabilità.
Le ultime riforme hanno prorogato l’APE sociale, una prestazione assistenziale dedicata a chi non lavora, né ha una pensione ed ha esaurito gli ammortizzatori sociali. Si può percepire a partire dai 63 anni, a patto di avere almeno 30 anni di contribuzione (che diventano 36 per chi svolge attività gravose). E’ un assegno che va in aiuto di particolari categorie, quali disoccupati, assistenti di persone con disabilità, invalidi civili, mansioni gravose.
Per chi invece ha un fondo pensione, la RITA – Rendita Integrativa Temporanea Anticipata - consente di usare in tutto o in parte quanto è stato accantonato nella forma di previdenza integrativa. Se si è occupati e si smette di lavorare, si può iniziare a percepire la rendita a partire da 5 anni prima dell’età prevista dal requisito di vecchiaia; se invece si è disoccupati da più di 24 mesi la rendita può essere richiesta a partire da 10 anni prima dell’età di vecchiaia. La tassazione finale è quella agevolata prevista per i fondi pensione, dal 15% al 9%. Naturalmente la somma anticipata andrà a ridurre la rendita integrativa vitalizia per la quale è stato fatto il fondo pensione.
Per chi ha cambiato lavoro e ha avuto rapporti con diverse casse professionali esiste poi il cumulo gratuito, che consente di ragionare come se si abbia avuto un unico lavoro, utile per poter avere gli anni contributivi minimi per poter accedere all’assegno pensionistico. Le pensioni saranno poi pagate pro quota dal singolo istituto previdenziale. Analoghi meccanismi esistono per il riconoscimento di periodi di lavoro all’estero, a patto che esista una convenzione tra l’Italia e quel Paese. Altre forme per la riunione di contributi suddivisi in più situazioni sono la Totalizzazione e la Ricongiunzione onerosa.