Perché devi pensare alla tua pensione?
Perché stiamo parlando di almeno 20 anni della tua vita. Un lungo periodo di tempo durante il quale, se non fai nulla oggi, dovrai vivere potendo contare solamente sull’assegno pubblico dell’INPS. Parlare di pensioni significa parlare di noi stessi e di un lungo, importante, periodo della nostra vita.Il numero 20 nasce dalle statistiche ISTAT1: la speranza di vita media a 65 anni è infatti di 20,3 anni, che scende a circa 19 anni per gli uomini e sale a oltre 22 per le donne. Attenzione: speranza di vita media significa che il 50% dei pensionati raggiungerà e supererà tale durata.
Rifletti: 20 anni sono tanti. Quante cose si possono fare – o hai già fatto – in 20 anni? E quante ne vorrai fare durante gli anni della pensione? Ecco perché vale la pena di dedicare un po’ di tempo, almeno una volta all’anno, al tuo futuro pensionistico.
Perché se non farai nulla, potrai contare solamente sulla pensione pubblica. Secondo i dati diffusi dall’INPS2, ad oggi la pensione media lorda mensile per un lavoratore dipendente è di circa 1.287 euro, che sale a circa 1.858 euro per un dipendente pubblico e scende a circa 833 euro, sempre lordi, per un lavoratore autonomo. Sappiamo tutti che i valori medi delle pensioni future saranno destinati a scendere ulteriormente: ecco perché dobbiamo pensarci.
Le pensioni, ed in generale le prestazioni del welfare pubblico, sono destinate a scendere a causa dei cambiamenti demografici. Basti pensare che oggi ci sono in Italia poco più di 10 milioni di ragazzi fino a 19 anni3 e oltre 18 milioni di persone sopra i 60 anni. Con il perdurare di una bassa natalità e dell’aumento della longevità, gli equilibri nel nostro Paese sono e saranno sempre più delicati.
Infine, pensare alla tua pensione è fondamentale perché la previdenza integrativa gode di importanti benefici legati alla fiscalità, sia nel presente che nel futuro: i versamenti volontari sono deducibili da subito fino ad limite di deduzione pari a 5.164,57 euro all’anno (ad eccezione del TFR) con un risparmio annuo fino al 43% in base al proprio reddito; le rivalutazioni future saranno tassate al 20% (il 12,5% per la quota relativa ai titoli di Stato) invece che al 26% e alla prestazione finale sarà applicata un ritenuta fiscale compresa tra il 15% e il 9%, più vantaggiosa rispetto all’aliquota ordinaria.